Il Mito…condrio – II

Parte 2: Metodologia di allenamento e condizionamento aerobico: consigli ed applicazioni pratiche

Numerosi studi di esperti di medicina come il dottor Buteyko, giusto per citarne uno dei principali, hanno messo in risalto il valore fondamentale della respirazione diaframmatica corretta,  sia come terapia di cura di alcune malattie che come strumento per consentire a tutto il corpo (cervello e tessuti vari) di funzionare in maniera più efficiente possibile nelle attività aerobiche a differenti intensità, garantendo uno scambio gassoso tra ossigeno ed anidride carbonica ottimale a livello polmonare e tissutale ed evitando l’iperventilazione (eccesso di ossigeno) e l’ipocapnia (carenza di anidride carbonica nel corpo) derivante da un numero troppo elevato di atti respiratori e dall’inspirazione attraverso la bocca. La corretta gestione della respirazione migliora inoltre in maniera esponenziale la tolleranza all’anidride carbonica, e come conseguenza sulla sfera psicologica la percezione dello sforzo.

Il miglior modo per sviluppare tale tolleranza è trascorrere del tempo a bocca chiusa, delegando inspirazione ed espirazione esclusivamente al naso, che espelle minori quantità di aria, quindi di anidride carbonica, generando la così detta sensazione di fame d’aria.

Ulteriori studi di Buteyko e suoi seguaci evidenziano come in campo sportivo il VO2max rappresenti un parametro più “realistico” di performance se ricondotto non tanto a livello centrale, come massima quantità di ossigeno mandato in circolo dal sangue, quanto a livello periferico, come massima quantità di ossigeno metabolicamente utilizzato dai mitocondri delle cellule del tessuto muscolare coinvolto nell’esercizio fisico.

A completamento una referenza di Patrick McKeown nel suo libro Oxygen:

“Gli studi evidenziano che le prestazioni atletiche in condizioni di elevata pressione dell’anidride carbonica e bassa pressione dell’ossigeno, corrispondono al consumo massimo dell’ossigeno.

In conclusione si fornisce una indicazione pratica per poter mettere in atto quanto precedentemente esposto: l’intensità aerobica, che può essere vista come un range o una scala di colori che va dal bianco al nero, passando quindi per tonalità intermedie, è definibile in maniera immediata da qualsiasi atleta, ad ogni livello, come il ritmo di allenamento al quale si riesce a respirare (inspirazione ed espirazione) esclusivamente dal naso, senza provare sensazioni di “fame di aria” che rendano necessario dopo tot tempo il cambio di respirazione, coinvolgendo la bocca.

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