
Ma non era il running lo sport per tutti? Quello che non richiede iscrizioni, palestre, attrezzi, materiale specifico, ma solo un paio di scarpe e tanta voglia e determinazione?
Oggi che il running si sta diffondendo sempre più in tutto il mondo, il business legato alla corsa, che si alimenta con gare, abbigliamento tecnico, scarpe, tesseramenti, gps da polso e fasce cardio, è in continua espansione; ci sarebbero argomentazioni sul tema del marketing da discutere per ore.
In realtà il focus di questo articolo è tutt’altro, anche se scoprirete con sorpresa leggendo che le conclusioni non sono così distanti dal tema del buisness nel running.
L’essere umano è frutto di una continua evoluzione biologica, psicologica e culturale che lo ha portato ad evolversi da “scimmia eretta” ad “essere umano…in gabbia”; l‘habitat in cui viviamo ci condiziona nello stile di vita e nelle scelte quotidiane, e si ripercuote inevitabilmente sulla nostra struttura fisica.
La corsa è un gesto “spontaneo”, un gesto che l’uomo ha appreso fin dall’antichità senza che nessuno glielo insegnasse, in perfetta sintonia con le sue caratteristiche fisiche; l’uomo nel corso della sua evoluzione ha saputo sfruttare la corsa per soddisfare bisogni primordiali quali procurarsi cibo, cacciare e spostarsi rapidamente.
La società moderna, con le sue abitudini sedentarie, con le sue congetture e formalità, con la cultura del poco movimento, del “non correre perchè sudi” urlato dai genitori ai bambini fuori le scuole, società delle console e dei pc, delle automobili e delle scale mobili, ha portato gli uomini ad una involuzione del loro corpo, del loro essere “umani”, nati e strutturati per correre in quanto tali!
Osservando immagini di piedi di aborigeni non è difficile notare le loro caratteristiche principali: larghi, dita distese e distanziate tra loro con apertura a ventaglio..
..tutto il contrario dei piedi di adulti, adolescenti e spesso anche bambini moderni, che presentano sempre più problemi quali arco plantare piatto o cavo, alluce valgo, dita vicinissime tra loro ed a volte quasi sovrapposte, solo per citare i più comuni!
Osservando popolazioni africane e popolazioni ancora non contaminate dall’occidentalizzazione, oppure osservando i bambini molto piccoli, esseri umani non ancora compromessi, è facile notare l’utilizzo della posizione di squat per soddisfare bisogni primari quali sollevare oggetti, riposarsi, giocare, mangiare, aspettare il bus, evacuare e partorire.
Si, avete capito bene, quell’esercizio che suscita tanto timore e reverenza in ogni palestra!
Lo squat profondo statico è la posizione di riposo spontanea dell’essere umano; per l’uomo moderno è divenuta innaturale e scomoda, a volte quasi insostenibile per più di qualche secondo, anche senza un sovraccarico sulle spalle.
Un body builder in grado di sollevare carichi pari a 2 volte il suo peso corporeo con uno squat in palestra, sarebbe in grado di sostenere la posizione di accosciata completa per 10’ per aspettare l’autobus?
Nella maggior parte dei casi, per esperienza personale, credo di no!
Non siamo più in grado di distinguere il “movimento funzionale” dal crossfit, dall’ esercizio!
Non si riesce a godere più della posizione di squat statico, regina delle posizioni di riposo, perchè è scomparsa in una quotidianità vissuta tra sedie, divani, automobili e macchinari in palestra!
Possiamo quindi permetterci di mettere le scarpe, che siano da 40 o 150 Euro, il pantaloncino e la maglia tecnica, e correre?
Il nostro corpo è pronto per affrontare e sostenere la corsa, o va prima ri-strutturato per farlo?
Siamo convinti di avere prima di tutto le caratteristiche per poterci definire esseri umani, condizione necessaria per essere corridori?
“Non riesco a correre piano, sotto un certo ritmo fatico troppo!” Tipica frase che sento dai corridori su strada, più o meno esperti e prestanti che siano.
Rispettando le tappe dell’evoluzione e la logica progressiva, può un essere umano correre veloce senza saper correre molto lento? Senza saper stare in piedi per qualche ora a guardare un concerto evitando di contorcersi ed affaticarsi?
L’avvicinamento sempre maggiore di persone al mondo del running vede un incremento continuo degli infortuni, nonostante la tecnologia a supporto dell’attività e la presenza di specialisti sempre più preparati in materia; statistiche della famigerata Università di Harvard affermano che il 60/80% dei corridori ogni anno si infortuna!
La motivazione: non siamo realmente pronti per correre!!
La nostra struttura fisica non ci consente di supportare un gesto di cui siamo convinti di essere padroni.
L’uomo è padrone della corsa, ma nessuno di noi, generazione tecnologica e sedentaria, ha mantenuto le sue caratteristiche fisiche che gli consentano di definirsi “essere umano” a tutti gli effetti!
Non possiamo quindi aspettarci che allenamenti massacranti, gare continue, ricerche folli di prestazione gestite non sempre in maniera ottimale, ci facciano realmente stare bene. Scavando un po più in profondità sotto lo strato di endorfine prodotte durante la corsa, che agiscono sul sistema nervoso come una droga, è facile accorgersi che il percorso è comunemente segnato da infortuni continui, più o meno gravi, e stallo delle performance.
Per apprendere la tecnica corretta, che ci consenta di correre quando e quanto vogliamo senza problemi, è necessario ristrutturare il corpo per essere “pronti” ad “imparare a correre”. Successivamente sarà necessario apprendere i criteri per allenarsi correttamente.
Non dovrebbe essere una scelta, ma un dovere nel rispetto del proprio corpo!
Con un investimento minimo di costanza, tempo ed energie (ma quante ne sprechiamo in allenamento per essere poi doloranti o frustrati a seguito di una prestazione deludente?!), a volte deviato da un pizzico di disinformazione ed un mare di manovre di marketing, chiunque può permettersi di correre, godendo a pieno del vento tra i capelli e dei luoghi magici attraversati contando solo sulla forza delle proprie gambe, e, perchè no, di soddisfazioni “agonistiche” oltre le aspettative!